Sono grande io... ti picchio se non mi fai fare quello che voglio
È arrivato in comunità il 15 gennaio 2020: è arrivato attraverso Zackia, la moglie dell’ambasciatore Luca, che l’ha incrociato ben prima di noi e che da allora non l’ha più lasciato. Ce l’avevano presentato come un bimbo di 3 anni, e infatti peso e altezza lo confermavano.
la mamma Nana e la nonna
Eppure parlava così bene, cercando di rispondere persino in francese; un bimbo piccolo, ma capace di vestirsi da solo, di lavarsi, di infilarsi i pantaloni, di portare le scarpe in modo autonomo. In marzo 2020 ha perso il primo dentino: forse ne aveva 5 di anni, ma la verità è che la vita l’aveva fatto crescere in fretta
L'abbandono
tuttora convive in lui un desiderio di coccole, quando con una vocina dolcissima ci chiede se sia lui il bebè di casa (perché questa è la condizione che gli assicura attenzioni e affetto riversati abbondantemente su di lui), e una risolutezza a vedersela da solo, a sopportare la malattia, a non voler dipendere, quando alzando le spalle gonfia il petto, promettendo di picchiare chiunque intralci il suo cammino.
L'accoglienza
Si ricorda della mamma, Nana, e di sua nonna, che nella sua fantasia e memoria di bimbo l’avrebbe ferito con una lametta e bruciato ai due indici. E ora il suo dito è ritorto come un uncino, come il dito di una strega; ci ha raccontato di essere stato costretto da Nana anche a bere il sangue.
E poi Moïse racconta di essere già stato alla polizia, di avere passato delle notti lì, dice di aver avuto paura, si ricorda di aver ricevuto una bibita zuccherata e un pane, che però non ha mai mangiato.
Je suis Kalonji Moïse9933 3883 399prendez vous soin de moi
Zackia si è fatta carico di tanta sofferenza e ci ha presentato questo bimbo, che ha incontrato in una comunità che l’ha accolto nell’immediato, il nostro bébé tatu, dolce come un bébé ma provato dal disamore e dalle notti all’esterno, come un uomo che ha già tanto vissuto.
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