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  • Dopo che Dante e Virgilio si sono avvicinati alla parete rocciosa impervia e dirupata, il poeta latino appare perplesso sulla via da seguire. Lo trae d'impaccio Dante, quando scorge una schiera di anime che avanzano lentamente e che, mansuete come pecorelle, si arrestano al richiamo di Virgilio, fornendo le indicazioni richieste. Una di loro invita Dante a riconoscerlo: è Manfredi di Svevia che mostra le sue ferite e racconta come, pentitosi in punto di morte, sia stato perdonato da Dio nonostante la scomunica dal papa Clemente IV, si è accanito contro il suo cadavere, fino a farlo disseppellire e a farne spargere i resti fuori dal territorio del regno di Napoli. Manfredi invita poi Dante a riferire a sua figlia Costanza questi particolari, compresso il fatto che le pene purgatoriali possono essere abbreviate tramite le preghiere dei viventi in grazia di Dio
  • Dopo che Dante e Virgilio si sono avvicinati alla parete rocciosa impervia e dirupata, il poeta latino appare perplesso sulla via da seguire. Lo trae d'impaccio Dante, quando scorge una schiera di anime che avanzano lentamente e che, mansuete come pecorelle, si arrestano al richiamo di Virgilio, fornendo le indicazioni richieste. Una di loro invita Dante a riconoscerlo: è Manfredi di Svevia che mostra le sue ferite e racconta come, pentitosi in punto di morte, sia stato perdonato da Dio nonostante la scomunica del papa Clemente IV, che si accanì contro il suo cadavere, fino a farlo disseppellire e a farne spargere i resti fuori dal territorio del regno di Napoli. Manfredi invita poi Dante a riferire a sua figlia Costanza questi particolari, compreso il fatto che le pene purgatoriali possono essere abbreviate tramite le preghiere dei viventi in grazia di Dio
  • Dopo che Dante e Virgilio si sono avvicinati alla parete rocciosa impervia e dirupata, il poeta latino appare perplesso sulla via da seguire. Lo trae d'impaccio Dante, quando scorge una schiera di anime che avanzano lentamente e che, mansuete come pecorelle, si arrestano al richiamo di Virgilio, fornendo le indicazioni richieste. Una di loro invita Dante a riconoscerlo: è Manfredi di Svevia che mostra le sue ferite e racconta come, pentitosi in punto di morte, sia stato perdonato da Dio nonostante la scomunica dal papa Clemente IV, si è accanito contro il suo cadavere, fino a farlo disseppellire e a farne spargere i resti fuori dal territorio del regno di Napoli. Manfredi invita poi Dante a riferire a sua figlia Costanza questi particolari, compresso il fatto che le pene purgatoriali possono essere abbreviate tramite le preghiere dei viventi in grazia di Dio
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